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sentimento è il solo che noi conosciamo affatto a priori, di cui
possiamo vedere la necessità (PRA p. 161).
Non si può negare, tuttavia, che il concetto di «rispetto» costituisce
un vero punctum dolens dell'indagine etica del filosofo prussiano. Tale
nozione si situa infatti sul solco del dualismo originario tra sfera sensibile e
intelligibile che costituisce la base problematica del pensiero di Kant29.
29
Cfr. H. Spano, Per una (meta)critica della ragion pratica, in  Dialegesthai. Rivista telematica di
filosofia [in linea], anno 5 (2003) [inserito il 30 ottobre 2003], disponibile su World Wide Web:
http://mondodomani.org/dialegesthai/.
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Il sentimento del rispetto soccorre la ragione segnalandole la
distinzione tra i moventi derivati dalla sensibilità e il movente della legge
morale, che è alla base della complessa fenomenologia di quel «fatto di
ragione» quale è per Kant la legge morale.
Nella morale vi è, quindi, la possibilità di una  dottrina dei moventi
(Triebfederlehre) di carattere non empirico ed anche di un concetto puro e
non empirico del sentimento. Tuttavia, il sentimento che deriva dalla
costrizione e dall'obbligo morale non è più soggettivo, né patologico, ma è
un sentimento a priori, che permette di eliminare i residui empirici che, nel
Canone per esempio, concorrevano a definire l'idea del dovere.
Con questo si è raggiunto un mutamento decisivo nell'intera
impostazione del problema, che impone nello sviluppo del pensiero
kantiano un elemento di radicale novità: anche soggettivamente il dovere si
presenta ora come elemento puro e, sebbene implichi il nesso con un
sentimento, non è questo un motivo sufficiente perché lo si debba escludere
dalla filosofia trascendentale.
Il concetto del dovere richiede dunque nell'azione,
oggettivamente, l'accordo con la legge, ma nella massima di
essa, soggettivamente, il rispetto alla legge, come il solo modo
di determinazione della volontà mediante la legge. E in ciò
consiste la differenza fra la coscienza di aver agito
conformemente al dovere e quella d'aver agito per il dovere,
cioè per rispetto alla legge: il primo caso (la legalità) è
possibile anche se semplicemente le inclinazioni siano state i
motivi determinanti della volontà; il secondo caso (la
moralità), il valore morale, dev'esser posto invece soltanto in
ciò che l'azione avvenga per dovere, cioè semplicemente per
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la legge (PRA p. 177).
Può anche darsi, ammette Kant, che il dovere non acquisti sempre
osservanza, proprio perché ad esso si oppongono le inclinazioni. Tuttavia,
non si può negare che nella definizione a priori del dovere le inclinazioni
sensibili vengano eliminate, permanendo così solo il riferimento alla
sensibilità pura. Le inclinazioni, in questo concetto puro del dovere,
 ammutoliscono .  Di nascosto , ovvero a livello empirico, esse possono
reagire alla costrizione della legge morale ma, entro un orizzonte
trascendentale, la  venerazione nei confronti della legge le costringe ad
ammutolire.
Dovere! Nome sublime e grande, che non contieni niente di
piacevole che implichi lusinga, ma chiedi la sommissione;
che, tuttavia, non minacci niente donde nasca nell'animo
naturale ripugnanza e spavento che muova la volontà, ma
esponi soltanto una legge che da sé trova adito nell'animo, e
anche contro la volontà si acquista venerazione (se non
sempre osservanza); innanzi alla quale tutte le inclinazioni
ammutoliscono, benché di nascosto reagiscano ad essa; qual è
l origine degna di te, e dove si trova la radice del tuo nobile
lignaggio, che ricusa fieramente ogni parentela con le
inclinazioni? Radice da cui deve di necessità derivare quel
valore, che è il solo che gli uomini si possono dare da se stessi
(PRA p. 189).
Proprio ciò di cui la Critica della ragion pura riteneva impossibile il
carattere a priori, proprio ciò che, essendo costitutivo della definizione del
dovere e rientrando nella Triebfederlehre aveva indotto Kant a rinunciare
all'inclusione della filosofia morale pura nella filosofia trascendentale, ora
viene trasformato e ricondotto dentro la dimensione dell a priori.
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Da questa analisi è emerso come i concetti del dovere e del
sentimento non siano più nella Critica della ragion pratica riconducibili
semplicemente ad elementi empirici, ma implichino una complessità che
viene a modificare il rapporto di mera esclusione fra filosofia morale e
filosofia trascendentale: adesso si può procedere alla fondazione
trascendentale dell etica30.
La fondazione trascendentale dell'etica, ci pare di poter asserire,
sottende il senso di una costante ineliminabile della concezione morale del
filosofo prussiano: si tratta dello sforzo compiuto da Kant di fondare la
moralità sull'autonomia31, suo principio supremo, e del tentativo di
dimostrarne la realtà effettiva, la sua Wirklichkeit, con la celebre tesi del
Faktum der Vernunft32.
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